L’industria automobilistica e il taglio sulle emissioni di Co2: la sfida dell’Europa

Lo scorso 28 marzo i ministri europei dell’Energia hanno ratificato a maggioranza il regolamento che prescrive lo stop alla vendita di veicoli con motori termici alimentati a benzina e diesel a partire dal 2035. L’Italia si è astenuta, insieme a Bulgaria e Romania, mentre la Polonia ha espresso un voto contrario. Favorevole invece la Germania, dopo aver raggiunto nel fine settimana precedente la seduta del Consiglio Europeo l’intesa con la Commissione sulla deroga per i cosiddetti e-fuel, ovvero i carburanti sintetici prodotti dall’estrazione, tramite elettrolisi, dell’idrogeno verde poi combinato alla CO2. 

Il nuovo regolamento, in precedenza approvato dal Parlamento Europeo a febbraio, era poi stato bloccato a inizio marzo dal Coreper, l’organo che riunisce gli ambasciatori permanenti presso l’Unione Europea, alla luce della crescente opposizione di una coalizione di paesi caratterizzati da una forte industria automobilistica, intenzionati a far naufragare l’iniziativa in base alla tesi secondo cui la decarbonizzazione dei trasporti dovrebbe avvenire con una più graduale pianificazione rispetto ai 12 anni di tempo a disposizione per riconvertire all’elettrico la produzione delle aziende.         

Dopo settimane di negoziati e pressioni da parte dei partner europei della Germania, il governo Scholz ha tuttavia ottenuto rassicurazioni sul fatto che la normativa Ue sulle emissioni sarebbe stata neutrale dal punto di vista tecnologico purché in un quadro a “emissioni zero”, lasciando quindi spazio agli e-fuel prodotti utilizzando energia rinnovabile e carbonio catturato dall’aria, senza liberare ulteriori emissioni inquinanti nell’atmosfera.

Restano invece per il momento esclusi i biocarburanti, tipologia di combustibile su cui aveva puntato l’Italia ma che, secondo la Commissione, sarebbero caratterizzati da un’impronta carbonica molto ampia e, basandosi su coltivazioni, rischiano di avere implicazioni sul sistema agroalimentare.
Questa circostanza spiega l’astensione dell’Italia che ha però accolto positivamente l’apertura concessa alla Germania e conta, per voce del Ministro dell’Ambiente Gilberto Picchetto, di riuscire a far includere anche i biocarburanti nella categoria dei combustibili neutri in termini di bilanciamento complessivo della CO2, in grado cioè di contribuire alla progressiva decarbonizzazione del settore. 

In parallelo è proseguito, con minori difficoltà, l’iter di revisione del regolamento per le emissioni di CO2 per autobus e camion, con zero emissioni dal 2030 per i bus che circolano nelle città e un taglio del 90% delle emissioni per le flotte degli altri mezzi pesanti a partire dal 2040.

I nuovi regolamenti fanno parte del pacchetto “Fit for 55”, una serie di misure proposte dalla Commissione Europea che puntano a preparare l’Europa e le sue industrie a una trasformazione che consenta di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030. L’obiettivo principale è quello di accelerare la riduzione del 40%, partendo da alcuni settori specifici, come quello automobilistico, per promuovere l’elettrificazione e una forte riduzione dei consumi energetici.

Il settore dei trasporti è infatti responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa e, di questo, oltre il 70% viene prodotto dal trasporto stradale.  Il settore è inoltre l’unico in Europa ad aver conosciuto un aumento delle emissioni negli ultimi 10 anni e il suo impatto è destinato ad aumentare senza l’adozione di misure ambiziose.

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