L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che mira a estendere il ciclo di vita dei prodotti e ridurre al minimo la produzione di rifiuti. Il suo approccio si basa infatti sul “modello delle tre R”: ridurre, riusare e riciclare.
- ridurre riguarda la produzione di beni e servizi usando una minore quantità di materie prime naturali;
- riusare si applica a vari settori, come il noleggio e l’abbigliamento di seconda mano;
- riciclare comporta la trasformazione dei rifiuti in nuovi prodotti o componenti.
I cinque principi fondamentali dell’economia circolare sono:
- la sostenibilità delle risorse, che implica l’utilizzo di materie prime e materiali rinnovabili, riciclati o riutilizzati;
- il prodotto come servizio, che consiste nella fornitura di un servizio d’uso anziché della proprietà del bene, al fine di controllare il ciclo di vita del prodotto e pianificare la riciclabilità delle sue componenti;
- il ricorso a piattaforme di condivisione tra utenti e proprietari per ottimizzare i costi e le risorse necessarie per i beni e servizi offerti, consentendo una maggiore efficienza;
- l’estensione del ciclo di vita che incoraggia la progettazione modulare dei prodotti che li rende più facili da riparare, aggiornare e rigenerare;
- il recupero e riciclo delle materie prime sia per consentire la rigenerazione, la riparazione e la reimmissione sul mercato dei prodotti dopo il loro primo ciclo di utilizzo, anche per scopi diversi dall’uso originale.
Il Parlamento Europeo ha votato a favore del nuovo piano d’azione per l’economia circolare già nel 2021, al fine di creare un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile e libera da sostanze tossiche entro il 2050.
In particolare, per quanto riguarda la plastica, l’Unione Europea ha proposto una direttiva per ridurre l’uso di oggetti monouso e aumentare il riciclo e il riuso, stabilendo che entro il 2030, il 55% dei rifiuti da imballaggi in plastica dovrà essere riciclabile.
La proposta comprende anche l’etichettatura dei prodotti con informazioni chiare, l’incentivazione al riuso e al riciclo, nonché la transizione verso plastiche biodegradabili e compostabili. Il Parlamento europeo si è inoltre espresso in merito alle norme sulla spedizione dei rifiuti, che mirano a promuovere il riuso e il riciclaggio e a ridurre l’inquinamento. Queste norme comprendono un divieto di esportazione dei rifiuti di plastica verso i paesi non OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), con l’obiettivo di eliminare gradualmente le esportazioni verso tali i paesi entro 4 anni.
Un valido strumento per sostenere l’adozione di una gestione circolare delle materie plastiche è il report “Percorsi verso la plastica circolare in Europa, esempi di buone pratiche provenienti da paesi, imprese e cittadini” pubblicato di recente dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA)
Il paper incoraggia le persone ad assumere comportamenti sostenibili, come la riduzione degli imballaggi e dei prodotti monouso e punta a diffondere le buone prassi già esistenti in piccola scala per rendere più circolare e sostenibile l’utilizzo della plastica, al fine di ridurre sprechi, inquinamento ed emissioni di gas serra. Un utilizzo più intelligente, una maggiore circolarità ed il ricorso a materiali rinnovabili sono i tre percorsi da seguire per evitare che la plastica diventi sempre più nociva al Pianeta e alla nostra salute.
Come il caso della plastica insegna, adottare l’economia circolare è una scelta consapevole che porta vantaggi come l’uso più razionale delle risorse e la riduzione dei costi e favorisce l’innovazione nelle scelte di business. Per ulteriori approfondimenti è possibile scaricare qui il report.