Fin dal 1972, il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente con il patrocinio e coordinamento delle Nazioni Unite. Il tema scelto per il 2023 è la lotta all’inquinamento causato dalla plastica.
L’importanza del tema è corroborata dagli sconvolgenti dati disponibili su questo fenomeno. Secondo il Global Plastics Outlook, il report elaborato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), la produzione annuale di plastica nel 2019 è stata di circa 430 milioni di tonnellate in tutto il mondo. Si stima, inoltre, che circa due terzi di queste si trasformino in rifiuti scomposti in grandi e piccoli frammenti, la maggior parte dei quali si riversano negli scarichi fognari, nei corsi d’acqua e negli oceani.
Cosa sono le plastiche?
La plastica è un composto organico, sintetizzato artificialmente a partire da risorse naturali come il gas, il petrolio e suoi derivati. Le molecole dei materiali plastici sono costituite da atomi di carbonio che si legano principalmente ad atomi di idrogeno, ossigeno e azoto, andando poi a formare catene di macromolecole chiamate polimeri.
È ampiamente utilizzata nella realizzazione di imballaggi e di manufatti, per uso sia industriale che civile, grazie alle sue peculiari proprietà fisiche e chimiche. Dalla sua introduzione sui mercati mondiali negli anni Cinquanta (a cui contribuì anche l’ideazione del moplen a opera di Giulio Natta e la successiva produzione da parte della Montecatini nel 1957) la plastica è costantemente cresciuta in termini di volumi e di tipologie di materiali proposte (oggi sono più di 20).
L’inquinamento da microplastiche
Un ulteriore problema è causato dall’inquinamento delle cosiddette microplastiche, frammenti polimerici sintetici di dimensione inferiore a 5 millimetri.
Dal momento che oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica, le microplastiche costituiscono una minaccia sia per le specie animali che per l’uomo in quanto, venendo ingerite inavvertitamente dagli organismi marini, hanno elevata probabilità di risalire la catena alimentare e finire direttamente sulle nostre tavole. L’eclatante fenomeno dell’addensamento dei rifiuti plastici nel Pacifico del Nord, complici le correnti marine, ha generato una colossale massa galleggiante che ormai è visibile dai satelliti ed è paradigmatica di una situazione allarmante e non più sostenibile.
Un ulteriore rischio connesso alle microplastiche è quello dell’inalazione che può causare soffocamento, cambiamenti di umore o alterazioni genetiche. Le microplastiche disperse possono infatti veicolare contaminanti chimici che alterano le funzioni ormonali con effetti sul metabolismo, la capacità riproduttiva e lo sviluppo.
L’inquinamento correlato alla plastica è ulteriormente aggravato dal trattamento del rifiuto plastico a livello globale: solo il 9% viene riciclato, il 22% è smaltito in maniera non corretta oppure non viene raccolto, mentre il 19% viene bruciato o incenerito e addirittura il 49% è smaltito in discarica.
Una soluzione? Fare la nostra parte
Cosa si può fare, a livello personale, per contribuire a ridurre la dispersione nell’ambiente della plastica e, di conseguenza, la proliferazione delle microplastiche?
In via generale, due principi sono sempre validi:
- Informarsi e tenersi aggiornati. Sviluppare una comprensione del funzionamento degli ecosistemi può aiutare a capire ciò che provoca il loro declino e cosa si può fare per la loro tutela e il loro recupero.
- Tenere a mente il principio etico transtemporale. Parafrasando il filosofo Hans Jonas e il suo principio responsabilità, dobbiamo agire in modo che le conseguenze delle nostre azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra, soprattutto per le generazioni future.
In modo più pratico:
- Effettuare in modo corretto la raccolta differenziata dei rifiuti. La plastica che si utilizza deve poter essere debitamente riciclata.
- Non lasciare rifiuti nell’ambiente. Se non si trova subito il cassonetto giusto per i rifiuti di plastica, tenere i rifiuti in borsa o nello zaino fino a casa o fino al cassonetto più vicino (questo discorso vale per qualsiasi altro tipo di rifiuto).
- Ridurre l’utilizzo della plastica (e di conseguenza dei rifiuti). Basta cambiare abitudini per riuscire in questa impresa come utilizzare borse per la spesa riciclabili, borracce al posto delle bottiglie in plastica, piatti riutilizzabili o in materiali biodegradabili, nonché scegliere saponi solidi (che non hanno involucri in plastica) e detersivi sfusi da inserire in contenitori riutilizzabili (come il vetro).
- Non sprecare e riutilizzare gli oggetti di plastica. La plastica, prima di diventare rifiuto, può essere riutilizzata in diversi modi. Usare più volte le buste di plastica è un primo passo; i vasetti dello yogurt o le bottiglie di plastica possono essere riadattati a vasi per coltivare fiori e piante oppure possono essere utilizzati per far divertire i bambini in lavoretti creativi.
Il contributo di Rai Way
Il piano di sostenibilità di Rai Way copre 12 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile individuati dalle Nazioni Unite (SDGs). Ha l’obiettivo di per ridurre la produzione di anidride carbonica e l’impatto ambientale delle attività aziendali fino a diventare Carbon Neutral nel 2025.
La gestione responsabile dei rifiuti è parte integrante della policy ambientale di Rai Way sia negli uffici, sia negli impianti di diffusione e trasmissione del segnale del servizio pubblico RAI. L’ammodernamento tecnologico degli impianti (il refarming) nel corso del 2022 ha comportato un incremento dei rifiuti prodotti ma sono stati recuperati nella loro quasi totalità. La plastica generata come rifiuto, pari a circa 6,5 tonnellate (il 2% dei rifiuti totali), è stata recuperata al 100%.
Scopri la gestione responsabile dei rifiuti di Rai Way nella nostra Dichiarazione Non Finanziaria 2022 (pagg. 72-74).
Nicola Usai
Site Environment Manager